Il progetto per il “Giardino di Palazzo Reale” a Milano, ubicato nel secondo cortile aperto sulla via Francesco Pecorari, presenta un giardino pubblico definitivo con un investimento iniziale che dura nel tempo
Con l’avvio del progetto Viridarium, un giardino ispirato alla Roma antica nel 2015, seguito dal Giardino Futurista nel 2016, Orticola di Lombardia ripresenta la tradizione del giardino a Palazzo Reale, valorizzando un’area tornata a verde pubblico.
— Gianluca Brivio Sforza, Presidente di Orticola di Lombardia
Un omaggio alla città e alla tradizione meneghina
Le caratteristiche dell’area strutturalmente priva di sottosuolo induce a progettare un giardino pensile. Il nuovo disegno si costituisce sulla falsariga di quelli precedenti, come il Viridarium di Orticola e il Giardino Futurista. Delle vasche metalliche in stile vecchia Milano contengono le piante.
Il disegno di questo giardino progettato dall’architetto paesaggista Marco Bay per Orticola di Lombardia, è una sorta di scomposizione sulla base del giardino simmetrico all’italiana che una volta era presente nel cortile principale di Palazzo Reale. In questo modo si vengono a creare diversi ambienti, che invitano alla sosta, inseriti nel verde. Il giardino si estende anche sotto il portico con altri vasi e sedute, per valorizzarlo, offrendo una zona più protetta.
Le vasche che contengono la terra dove crescono le piante sono in metallo verniciato color verde scuro. Questo verde è un omaggio a tutta quella serie di arredi urbani che ne facevano un segno riconoscibile ed elegante allo stesso tempo, vanto della nostra città.
Le piante del Giardino di Palazzo Reale
L’alberatura principale scelta è il Platanus orientalis (1), coltivato a “ombrello”, caratteristica forma imposta alla pianta che permette un piacevole portamento, in questo caso limita l’impatto con l’architettura di Palazzo Reale e allo stesso tempo garantisce una piacevole ombra per la stagione estiva, data la posizione soleggiata.
Il “sottobosco” presenta una sapiente mescolanza, già sperimentata nei giardini milanesi, che garantisce fioriture per tutto l’arco dell’anno. Le piante selezionate sono: Myrtus communis ’Tarentina’ (2), Rosa x odorata mutabilis (3), Anemone japonica (4), Helleborus hybridus ’Black night’ (5), Begonia grandis var. evansiana (6).
La sosta nel giardino è garantita da una serie di arredi, mentre un impianto d’illuminazione originale valorizza lo spazio al tramonto.
Breve cenno storico
Palazzo Reale nacque con il nome di Palazzo del Broletto Vecchio e fu sede, durante il periodo dei comuni, del Governo della città. A partire dal basso Medioevo, il Palazzo rafforzò il ruolo di centro politico con l’avvento delle signorie dei Torriani, dei Visconti e degli Sforza.
Una nuova e lunga stagione si aprì nel 1546 con l’arrivo del Governatore Ferrante Gonzaga: il Palazzo tornò ad essere a pieno titolo Corte Ducale, ma, per renderlo realmente tale, vennero avviati numerosi lavori per realizzare, innanzitutto, un appartamento nobile per la residenza del Governatore e le sale di udienza. Venne scelto a questo scopo il corpo dell’edificio posto tra il cortile e il giardino, che venne riformato dall’architetto Domenico Giunti.
Il Giardino di Palazzo Reale realizzato da Orticola di Lombardia, è ubicato nel cosiddetto “secondo cortile”.
Editore Domenico Pedrinelli Milano 1844
Le testimonianze storiche compilate nel 1844 in “Le Fabbriche più cospicue di Milano” per cura di Ferdinando Cassina dall’editore Domenico Pedrinelli in Milano, fanno risalire le prime vicende del luogo al tredicesimo secolo.
Azzone Visconti signore di Milano mise mano per il primo ad erigere nel mezzo della città un edifizio, che dovesse servire alla residenza del principe.
Di quell’epoca sono rimasti la bella torre di s. Gottardo e la parte esterna del coro dell’allora chiesa risalente al 1335. Durante la dominazione spagnola, dal 1546, Ferrante Gonzaga incarica Domenico Giunti di adeguare la residenza intorno alla corte principale e al giardino…
Si narra in modo preciso del “secondo cortile”, — sede del nostro nuovo giardino —, nei documenti risalenti alle vicende del ‘700.
Non era però quest’ edifizio sì ampio, come al presente. Fino da quando si mise la mano all’ opera, lo spazio attuale avanti al palazzo fu reso libero colla demolizione del corpo di guardia a porticati, che ne ingombrava la metà. Si regolò il primo suo cortile, ed il secondo era molto angusto. Questo secondo cortile aveva comunicazione per mezzo di corridoj ad un meschino giardino, di cui si vedeva a’ giorni nostri la cinta nella contrada Larga, e quivi altre volte esisteva la grand’aula delle scuole Canobbiane, che fu poi demolita in occasione del nuovo teatro detto della Canobbiana aperto nel 1779, la di cui area faceva parte dell’esteso edifizio di quelle scuole. Ed in allora fu praticato un arco dal palazzo al teatro, onde la Corte potesse godere di una comunicazione coperta.
Nei secoli successivi, il palazzo e i suoi cortili si trasformano, tra ambizioni, dominazioni, governanze, guerre e declino, fino al recupero del Palazzo come ci appare oggi.
Non vi fu più alcuna variazione fino all’epoca di Napoleone, il quale avendo concepita l’idea del regno d’Italia, volle che il palazzo fosse reso più ricco d’ abitazione.
Altra fonte storica in formato .Doc:
Nota storica su Palazzo Reale (Simini) rilasciata dal Comune di Milano